Le lacrime di Dio. Giovedì della 33ª settimana del T.O. (I)

Le lacrime di Dio

Letture: 1Mac 2,15-29; Sal 50; Lc 19,41-44

Quando fu vicino, alla vista della città [Gesù] pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi».

Gesù piange, e dai suoi occhi prendono carne i sentimenti di Dio. Sant’Ireneo diceva che il Figlio rende visibile ciò che del Padre è invisibile. Specie in questo passo, le lacrime di Gesù aprono uno squarcio sul cuore di Dio, per farci capire quanto il Padre soffra di fronte all’uomo che si preclude volutamente la comunione con il Signore.

Il pianto di Dio è un atto di amore, che spera sempre, fino all’ultimo, di convertirci al bene, il nostro bene.

Il passivo che leggiamo nel brano («è stato nascosto ai tuoi occhi…») non deve assolutamente farci pensare che Gerusalemme non possa vedere il giorno della salvezza a causa di una sorta di “ripicca” da parte del Signore.

Anche Dio è disarmato

Il “passivo teologico” è una forma frequente nella Bibbia per esprimere un’azione diretta di Dio, evitando di nominarlo direttamente come soggetto. Ma – soprattutto in questo caso – sottolinea un’azione ineluttabile, che Dio non può non compiere, quasi fosse “impotente” di fronte a quanto ha stabilito nella sua giustizia.

Questo nel bene e nel male.

Perciò, se nelle Beatitudini i passivi teologici («saranno consolati, saranno saziati…») esprimono le naturali e conseguenti azioni di Dio verso chi lo cerca con cuore puro e mite, qui Dio non può derogare a quanto stabilito dall’eternità: lasciare l’uomo totalmente libero, anche di rifiutarlo.

La città è stata cieca e non ha compreso e afferrato l’occasione propizia, per l’ennesima volta, come per secoli nella sua storia:

«Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Lc 13,34).

Non è Dio che nasconde a Gerusalemme le vie della salvezza, e le parole accorate e commosse di Gesù sono la migliore prova che il Signore «non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva» (cfr Ez 33,11).

Gerusalemme è colpevole e la sua rovina è inevitabile. Di fronte ad essa Gesù non può fare nulla, perché Dio è impotente di fronte al libero rifiuto dell’uomo. Non gli rimane che piangere!

L’unica e ultima “arma” di Dio

Soffermiamoci davanti alle lacrime di Dio, lasciamo che ammorbidiscano i nostri cuori e che fecondino le nostre intenzioni per produrre una sincera conversione.

Dio piange al sapere che i suoi figli stanno sbagliando, proprio come farebbe un genitore che vede il figlio perdersi e percorrere una strada sbagliata che lo porterà inesorabilmente alla rovina:

Un giorno, una mamma camminava per strada col suo bimbo, raccomandandogli continuamente di non lasciarle la mano perché era pericoloso. Ma quello – preso dall’irrefrenabile desiderio di raccogliere una palla che era ruzzolata fuori dal vicino parco giochi – lasciò la presa e, correndo sulla carreggiata, rischiò di essere investito. Vedendo l’auto avvicinarsi, il bambino urlò di terrore, ma l’automobilista riuscì a scansarlo ed evitare la tragedia. La madre gli corse incontro e non lo rimproverò, ma lo abbracciò forte piangendo.

Sicuramente quel bimbo avrà ripensato migliaia di volte a quell’episodio, e avrà imparato tante cose dalle lacrime di sua madre…

E noi, pensiamo mai alle lacrime che il Signore versa ogni volta che ci allontaniamo da Lui?